CATEGORY Chiesa Cattedrale
LOCATION Nicosia (EN), Italia
ANNO 2003
Progettazione esecutiva e Direzione Lavori
arch. Gaetano Renda
I lavori di restauro del portico della Cattedrale San Nicolò, hanno interessato i corpi che si attestano lungo il fianco settentrionale della Cattedrale di Nicosia, un’area particolarmente ricca di elementi architettonici pregevoli: il portico tardo-quattrocentesco che si erge con le raffinate sei arcate a sesto acuto sulla gradinata laterale, chiuso dalla sobria cancellata in ferro; il portale seicentesco (1656) realizzato per la navata meridionale della chiesa e collocato nel 1802 al disotto del loggiato costituito da un apparato decorativo di pregio, con i suoi tre archi in pietra intagliata.
Le scelte progettuali seguirono le indicazioni provenienti dagli studi propedeutici mediante i quali si individuarono le diverse disfunzioni sia a livello strutturale che decorativo.
Il portico nonostante non sia stato interessato direttamente nelle sue parti in elevato, dalle operazioni di bonifica con boiacche cementizie durante i lavori di consolidamento degli anni ‘70, mostrava gravi problemi statici nel colonnato con scostamenti delle verticalità dovute alle spinte delle travature di copertura, sollevamento dei conci di base delle colonne a causa dei movimenti del piano fondale corrispondente, e un inefficiente sistema di smaltimento delle acque meteoriche dalle coperture.
Anche il portale interno al loggiato presentava gravi problemi nonostante non svolgesse alcuna funzione statica, a causa della massiccia opera di bonifica subita dalla Cattedrale.
Le prime operazioni di restauro sul portico hanno interessato la gradinata e il portale seicentesco.
Nel primo lotto 2003-2004 del restauro del portico settentrionale si è posto in essere “l’anastilosi preventiva”.
– il colonnato mostrava segni di sofferenza da imputare alle spinte delle travature di copertura prive di controventatura ed a movimenti del piano fondale (dai profili ricavati dal rilievo fotogrammetrico e da controlli diretti sul colonnato sono stati riscontrati scostamenti dalla verticalità dell’ordine di 2.78 gradi con uno spostamento in testa di ben 27,52 cm, pertanto tenendo conto della geometria della struttura, quello del crollo non era un rischio, quanto piuttosto una certezza);
– i conci di appoggio dei dadi delle colonne, che costituiscono anche l’ultimo gradino della scalinata di accesso al portico, presentavano un notevole sollevamento in corrispondenza della mezzeria dell’arcata, fenomeno da imputare ad una spinta del terreno di sedime da correlare alle note operazioni di bonifica del piano fondale (nel XX secolo) ed alla conseguente reazione chimica dei componenti impiegati in presenza di gesso, argilla e soprattutto acqua;
– un ulteriore degrado del colonnato del portico settentrionale era indotto dallo stato di ossidazione della inferriata di chiusura. Infatti in più punti erano visibili formazioni di ossido che oltre ad un inestetico aspetto dell’insieme, causava un forte aumento del volume del ferro, in corrispondenza delle connessioni con le colonne marmoree e creava tensioni interne che avevano già provocato delle profonde e minacciose rotture;
– i conci scolpiti di rivestimento dei tre portali erano stati letteralmente espulsi e la perdita di capacità legante della malta, a causa del ciclo di cristallizzazione dei sali, era stata tale che in corrispondenza delle connessioni dei conci decorati era possibile trovare dei veri e propri cumuli di malta disgregata.
Di fronte a questo sconsolante quadro diagnostico la scelta dell’anastilosi preventiva non poteva non essere obbligata, almeno per preservare dal rovinoso destino incombente la struttura del portico settentrionale della Cattedrale di Nicosia. A Nicosia si è voluto affrontare preventivamente l’opportunità di poter cogliere il crollo nell’istante prima che si manifestasse, lavorando così con materiali in ottimale condizione di conservazione.
I fenomeni riscontrati sono identici a quelli delle altre parti della fabbrica, causati dalla massiccia bonifica degli anni settanta e la conseguente formazione di ettringite, nonostante qui, proprio per l’esiguità del nucleo bonificato, e per l’assenza di altre condizioni esterne come il carico o le spinte delle coperture, oltre che per la condizione ottimale di conservazione sotto il porticato con conseguente protezione dalle acque meteoriche, il fenomeno ha assunto caratteristiche emblematiche tanto che si è scelto di far assumere a questo elemento architettonico il ruolo di modello per la simulazione di un comportamento-tipo dell’intera struttura chiesastica alla luce delle varie ipotesi riabilitative.
Il nucleo interno dei piloni, costituito da pietrame informe e malta di gesso a seguito delle operazioni di bonifica operate dalla parte retrostante, è stato invaso dalla boiacca di cemento.
La reazione chimica derivante dalla reazione degli alluminati, presenti nel cemento, con i solfati in presenza di calce ed acqua, ha dato luogo alla formazione di un solfoalluminato di calcio idrato (ettringite) la cui caratteristica principale è l’aumento di volume con conseguente rigonfiamento delle parti corticali e le successive fessurazioni diffuse.
I conci scolpiti di rivestimento sono stati letteralmente espulsi. Il ciclo di cristallizzazione dei sali ha causato sulla malta di allettamento un notevole stress con conseguente perdita di capacità legante tanto che in corrispondenza delle connessioni dei conci decorati è stato possibile trovare dei veri e propri cumuli di malta disgregata.
Eseguita l’asportazione delle malte incoerenti, si è proceduto al rimontaggio, secondo le indicazioni delle schede di catalogazione, smontaggio delle lastre lapidee decorate, realizzate dai tecnici in cantiere mediante rilievo manuale e supporto di grafici fotogrammetrici e fotografie digitali per il corretto posizionamento delle lastre.
